mercoledì 29 aprile 2020

NEL PENSIERO MEDIEVALE E MODERNO -STEP#12


Epoca medievale

Nel Medioevo l'idea dominante era quella proposta da Aristotele: il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi. Da ciò derivava che il tempo era essenzialmente una proprietà del movimento e che inoltre esso era numero "numerato", ossia la quantità successiva derivata dal movimento stesso. Si trattava quindi di una quantità continua (coincidente con il movimento) all'interno della quale un'anima poteva cogliere un prima e un poi.

Il problema di questa concezione riguardava l'essere sostanziale delle cose: se il tempo è movimento che cosa misura il permanere nel tempo di qualsiasi sostanza - ad esempio di "questo" uomo - in un determinato stato? Per supplire a tale difetto gli scolastici fecero ricorso all'ambito teologico, soprattutto all'angelologia, applicando al mondo sublunare dei tipi di temporalità immutabili.



Pasquale Porro - docente di Storia della filosofia medievale all'Università La Sapienza - mostra come dalle diverse concezioni che si hanno sul tempo nel Medioevo emerga una sorta di ossessione per la caducità - per l'idea della fine come effetto dello scorrere ineluttabile del tempo - insieme alla sistematica sottomissione del tempo a ritmi religiosi.
                                                      



L'epoca moderna: il dibattito tra tempo assoluto e tempo illusorio

Il tempo è stato considerato in vari modi nel corso della storia del pensiero, ma le definizioni di Platone e Aristotele sono state di riferimento per moltissimi secoli (magari criticate o reinterpretate in senso cristiano), fino a giungere alla rivoluzione scientifica. Di questo periodo è fondamentale la definizione di Isaac Newton (1642-1727), secondo il quale il tempo (al pari dello spazio) è "sensorium Dei" (senso di Dio) e scorrerebbe immutabile, sempre uguale a sé stesso (una concezione analoga è presente nelle opere di Galileo Galilei). 
Degna di nota è la contesa tra Newton e Leibniz, che riguardava la questione del tempo assoluto: mentre il primo credeva che il tempo fosse, analogamente allo spazio, un contenitore di eventi, il secondo riteneva che esso, come lo spazio, fosse un apparato concettuale che descriveva le interrelazioni tra gli eventi stessi.
John Ellis McTaggart credeva, dal canto suo, che il tempo e il cambiamento fossero semplici illusioni.

IL TEMPO IN NEWTON

Nel 1687 Newton pubblica l’opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica  che fonda la fisica moderna. In essa sono contenuti i 3 principi della dinamica e la legge di gravitazione

“Il tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente, e con altro nome è chiamato durata”


il tempo è qualcosa in sé e non trova generazione o spiegazione in altro 
• funge da base, sfondo e supporto a tutte le misure di tempo 
• il flusso del tempo è immutabile, omogeneo, costante e uguale per tutti


Il concetto di tempo risulta estremamente saldo e si pone a fondamento dell’intera scienza. Il tempo diventa una grandezza fisica dimensionale che funge da base operativa per il sapere moderno.


IL TEMPO IN KANT

Nella Critica della ragion pura Kant definisce spazio e tempo come forme a priori, ovvero come qualcosa che ci è già dato, come qualcosa in cui noi siamo, come qualcosa con le quali tutte le nostre impressioni sensibili devono necessariamente entrare in contatto. 

Sinteticamente:

⇨Nessuno - egli afferma - può pensare a un "prima" e a un "dopo" se non accetta l'idea che esiste una realtà, il tempo, che gli permette di farlo.

⇒Senza tempo non esistono i fenomeni; senza fenomeni invece il tempo sussiste tranquillamente.

⇒Il tempo ha una sola dimensione - dice Kant - e i diversi tempi non sono insieme ma successivi (come diversi spazi non sono successivi ma insieme).

⇒Il tempo - dice Kant - non è un concetto universale ma una forma pura dell'intuizione sensibile, che lo percepisce come un insieme.

⇒L'infinità del tempo unico è a fondamento delle quantità determinate di tempo, scrive Kant. Quella infinità può essere solo intuita, mentre queste quantità possono essere comprese in maniera concettuale.


Fonti:

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