mercoledì 27 maggio 2020

IL VUOTO DEL PRESENTE -STEP#20

ZIBALDONE DI LEOPARDI


Con la caduta dal Paradiso terrestre, l'uomo diventa caduco e il suo tempo si riduce in una vita mortale che lo rende effimero.
Questo sentimento di caduta si declina in almeno due diversi orientamenti, seguendo la tipica schematicità del pensiero leopardiano; il primo di questi si concretizza nella caduta e caducità dell'uomo in quanto Umanità.

In un passaggio dello Zibaldone si scorge il sentimento di desolazione personale del Leopardi circa la condizione umana di fragilità e temporaneità:

"nella mia somma noia e scoraggimento intero della vita talvolta riconfortato alquanto e alleggerito io mi metteva a piangere la sorte umana e la miseria del mondo."

Questo sentimento di precarietà della vita e dell'esistenza umana riecheggia anche nelle opere in poesia e prosa, esterne alle riflessioni zibaldoniane.
 In uno dei suoi idilli più famosi ed importanti, La sera del dì di festa, Leopardi pone l'accento sulla fuggevolezza del tempo partendo da un momento autobiografico che genera un sentimento di malinconia impagabile e di struggimento.

La caducità dell'Uomo riverbera nell'ineludibile perdita del presente. Il tempo
antico, molto meno concentrato del tempo moderno, si poneva come un eterno presente, quanto più vicino alla condizione edenica. Il dì di festa si avvicina a quel tempo che ritorna all'antico. Il moderno ha perduto la pienezza originaria, ma non del tutto: di quello rumore degli antichi romani c'è rimasto un barlume. La felicità di conseguenza è solo un'illusione che si realizza nella protezione da una parte verso il passato come memoria e dall'altra come futuro come speranza. 
Nel presente c'è solo il vuoto.




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