venerdì 12 giugno 2020

SINTESI FINALE -STEP#24

Se ognuno di noi provasse a domandarsi “Cos’è il tempo?” probabilmente non arriverebbe ad una risposta precisa. Partendo dalla sua definizione e dalla sua origine, il concetto di tempo è sempre stato fondamentale nella vita dell’uomo, il quale fin da subito ha sentito la necessità di misurarlo attraverso l’invenzione dell’orologio. L’evoluzione del pensiero ha portato a molteplici analisi riguardo questo tema, estendendosi in vari ambiti: dalla filosofia alla letteratura, dal cinema all’arte.

Partendo da Platone, per poi passare al pensiero medievale e moderno, con il culmine in Bergson e Heidegger, il tempo è diventato parte integrante dell’analisi introspettiva dell’uomo.

Già Orazio aveva parlato della caducità della vita e di quelli che sono gli effetti su tutto ciò che viviamo. Le nuove teorie sulla condizione dell'uomo moderno e le moltissime citazioni famose si basano, infatti, sulla tendenza dell'uomo ad occuparsi troppo di cose futili e a 'sprecare' il proprio tempo, senza prestare attenzione a ciò che conta davvero.

Leopardi, ad esempio, individua nel dolore ultimo la precarietà della sua esistenza e l'incapacità di saperla gestire: è questo uno dei pensieri espressi nel suo Zibaldone.

Questo tormento interiore che è cresciuto soprattutto negli ultimi secoli, ha fatto si che gli uomini riversassero i loro sentimenti nell'arte, in particolare si parla di avanguardie come il 'Surrealismo' e il 'Futurismo'.

Ma il tempo esiste davvero? Carlo Rovelli ne parla, mentre dei ricercatori scoprono cosa avviene a livello cerebrale quando ci sembra che il tempo voli.

Non dimentichiamoci però dell’ingegneria e di come il tempo sia fondamentale per la fisica e le sue applicazioni, arrivando ad essere uno dei protagonisti della teoria della relatività di Einstein. Il tempo così diventa qualcosa di totalmente soggettivo, la cui misura dipende dal sistema di riferimento preso in considerazione.
Anche la fantascienza lo ha utilizzato più volte per parlare dei famosi viaggi nel tempo e io stessa mi sono cimentata nello scrivere una serie tv avente come tema proprio il viaggio temporale. 

Ma il tempo non è solo questo: è anche progresso (la ‘variabile tempo’), attualità e cronaca.
Anzi, qualcuno avrà pensato al tempo atmosferico, altro fattore importante e che influenza spesso la nostra vita.

Tutto ciò può essere sintetizzato in un abbecedario, mostrando i termini salienti legati al tema, e mediante una mappa concettuale

Analizzare questo tema è stato molto istruttivo e mi ha permesso di ampliare il ventaglio di punti di vista da cui analizzare la realtà. In particolare, mi ha dato l'opportunità di realizzare quanto sia complesso e dibattuto un concetto che adoperiamo nella vita quotidiana e che addirittura riteniamo scontato!
Penso che ciò sia stato sintetizzato al meglio da Einstein, il quale affermava che "il tempo non è che un'illusione".

lunedì 8 giugno 2020

LE LANCETTE DEL TEMPO: STORIA DELL'OROLOGIO

PARTE 3


Orologi da polso, al quarzo e digitali


La produzione industriale degli orologi parte dal 18° secolo in poi in Europa, in Germania per la precisione, per poi estendersi nel secolo successivo agli Stati Uniti e al Giappone. Il primo vero orologio da polso è datato 1868 e porta la firma dell’azienda svizzera di orologi di lusso Patek Philippe. L’esemplare venne realizzato per la contessa ungherese Koscowicz.

Il primo orologio da polso per uomini (il Santos) fu invece opera del famoso orologiaio francese Louis Cartier che lo realizzò nel 1904 per il suo amico aviatore Santos Dumont. Prima di allora

IL SANTOS
l’orologio da polso era rimasto un accessorio prettamente femminile, quasi fosse un’estensione tecnologica del bracciale, mente gli uomini continuavano a usare quello da taschino.

All’orologio meccanico seguiranno gli orologi elettrici tra cui quelli al quarzo, inventato negli Usa nel 1928 da W. Horton e W. A. Morris e molto più preciso di quello meccanico: la misura del passare del tempo è determinata dalle oscillazioni di un cristallo al quarzo. I primi esemplari erano molto ingombranti ma nel 1960 erano già stati approntati i primi modelli di orologi da polso. Il primo orologio da polso con display digitale risale invece al 1971.

La produzione industriale di orologi oggigiorno segue le ultime innovazioni tecnologiche (vedi gli orologi smart e/o connessi agli smartphone) e le mode: sempre più spesso oggetti di lusso o di tendenza e sempre meno strumenti per il computo del tempo. In ogni caso si può sempre rifuggire dall’omologazione scegliendo l’arte, l’originalità e la qualità dell’opera di maestri artigiani e orologiai.


FONTI:

LE LANCETTE DEL TEMPO: STORIA DELL'OROLOGIO


PARTE 2


Quando nasce l’orologio meccanico


La storia dell’orologio meccanico in senso stretto, seppur ancora impreciso, ha una radice europea, debuttando nel basso Medioevo, attorno al 1200, per il campanile di una chiesa. Per contrastare le imprecisioni si diffuse l’uso di rimettere questi primi orologi sull’ora esatta a mezzogiorno, quando il sole tocca il punto più alto sull’orizzonte.

IL PENDOLO
Poi l’adozione di orologi meccanici veri e propri, dotati di un sistema di pesi e contrappesi, anche collegati a delle campane, aprì l’epoca degli orologi-monumento che dal 14° secolo in poi abbelliranno soprattutto le chiese. Per i primi esemplari di orologi mobili, da portare con sé, da indossare insomma, ci vorranno circa altri 200 anni. A partire dal 1500 l’orologeria mobile in senso moderno muove i suoi primissimi passi: erano orologi che venivano portati, a mo’ di collana con un ciondolo, al collo. I primi modelli erano dunque solo per signore e non per uomini.

Nacquero in questo periodo anche i primi orologi con una sola lancetta, soltanto quella delle ore, con la possibilità di approssimazione al quarto d’ora. Si deve attendere il 17° secolo per un ulteriore
progresso nella storia dell’orologio e cioè l’applicazione del pendolo agli orologi effettuata da Galileo Galilei e dell’olandese Christiaan Huygens a metà 1600.

Intorno al 1670 un nuovo meccanismo denominato a scappamento sostituirà il meccanismo del moto alternato del pendolo con il moto rotatorio prodotto da una corona. Lo stesso Huygens inventerà quindi un sistema costituito da un bilanciere con molla a spirale: nascevano così gli orologi da tasca (1674) che potevano funzionare anche in movimento mentre finora qualsiasi tipo di orologio aveva bisogno di stabilità. La storia dell’orologio era pronta a fare il suo ingresso nella modernità.

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LE LANCETTE DEL TEMPO: STORIA DELL'OROLOGIO

PARTE 1



La storia dell’orologio scandisce le tappe del cammino dell’uomo nel suo rapporto con il tempo, il suo fare i conti con i minuti, le ore, i mesi e gli anni che passano. Con il trascorrere della vita insomma. Ed è per questo che una storia dell’orologio non può che partire dall’uomo primitivo che per necessità divise il tempo, osservando la luna che ogni 28 giorni ritorna nella stessa posizione. Oggi gli orologi sono anche, quando non soprattutto, accessori di bellezza, alla moda, ma le loro origini affondano nell’antichità quando il loro utilizzo era preminentemente pratico.

LA MERIDIANA


Dagli egizi ai bizantini


Verso il 3.000 a.C. furono i sacerdoti babilonesi a dividere il giorno in 24 ore. Per vedere però all’opera i primi veri e propri strumenti di misurazione del tempo dobbiamo attendere gli antichi egizi che intorno al 1500 a.C. usavano già gli orologi (o quadranti) solari, altrimenti detti meridiane: un’asta illuminata dal sole proiettava l’ombra su un quadrante graduato che indicava il passare delle ore.


Dopo la meridiana venne inventata la clessidra che in origine era caratterizzata dal fuoriuscita dell’acqua, da un contenitore a forma di cono, raccolta in un recipiente sottostante dando così la possibilità di poter “misurare” il livello
raggiunto dall’acqua caduta. Questo sistema di misurazione venne adottato molti secoli dopo per la realizzazione degli orologi ad acqua.
CLESSIDRE
Sempre agli egizi risale, circa due secoli dopo, l’invenzione dell’orologio ad acqua. Si trattava di un semplice vaso da cui l’acqua sgocciolava da un buco con l’ora che veniva determinata in base alla quantità d’acqua che rimaneva nel
OROLOGIO AD ACQUA
vaso. Presso gli antichi greci invece il tempo riservato a ciascun oratore che prendeva parola nell’agorà era misurato da clessidre contenenti acqua.

Furono gli arabi a perfezionare in senso tecnico-matematico meridiane e clessidre meccaniche con un sistema di pesi e contrappesi, come testimonia l’orologio dato in regalo dal califfo Harum-al-Rachid (763-809) all’imperatore Carlo Magno (742-814) e descritto dal biografo dell’imperatore, Eginardo: “un meccanismo, mosso dall’acqua, indicante le ore che erano annunciate da un numero uguale di piccole biglie di bronzo, cadenti in un bacile (…). A metà, dodici cavalieri si sporgono da dodici finestre che si richiudono dietro di loro (…)”.

I bizantini, famosi per i loro orologi monumentali, oltre agli esemplari idraulici ne costruivano anche a olio: il tempo era misurato in base alla durata della combustione. Famoso l’orologio idraulico, con uccelli meccanici cantanti, che ancora nel 1211 svettava sulle torre dell’ippodromo di Costantinopoli.


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UNA SERIE TV FUORI DAL TEMPO -STEP#22


EPISODIO 1


La realtà conosciuta nel XXI secolo è ormai un vago ricordo del passato. Nessuno sa più cosa sia la libertà in questo mondo distopico, governato da un'organizzazione terroristica, la "Power Machine". 
Quest'ultima nasce come una società segreta che per anni ha lavorato per sviluppare un virus mortale e diffonderlo: il loro obiettivo era di lasciare in vita soltanto coloro che avessero un sistema immunitario forte e delle particolari caratteristiche genetiche. Grazie al lavoro di esperti ricercatori sono riusciti nell'impresa e le conseguenze sono state devastanti. Dopo la catastrofe i superstiti sono stati talmente pochi da non riuscire a contrastare le forze dell'organizzazione.
Tra i sopravvissuti c'è un team di professionisti che escogita un modo per salvare il pianeta:
le moderne tecnologie consentono la costruzione di una macchina del tempo e così il famoso ingegnere Joseph Marin, insieme alla sua collega Sarah Bern decidono di utilizzarla, consapevoli dei notevoli rischi. Vogliono tornare nel passato per fermare la diffusione del virus grazie all'antidoto ormai scoperto dalla loro amica Clarissa e che consentirebbe di salvare l'umanità. 


EPISODIO 2


Joseph e Sarah sono pronti per la partenza e i controlli di sicurezza sono quasi ultimati quando all'improvviso la loro base viene attaccata. Per evitare di annullare il piano i due entrano nella macchina del tempo quando ancora la procedura di preparazione non è stata ultimata. La situazione si compromette perchè si ritrovano bloccati in un sistema spazio-temporale diverso dal loro. Sono disorientati e stanchi del lungo viaggio, ma grazie alle abili doti da ingegneri riescono a rimettersi in cammino e giungono a destinazione.

EPISODIO 3


Ecco che si ritrovano nel momento in cui si sentiva parlare dei primi contagi nel mondo. Loro stessi non erano ancora nati. Il loro piano prevedeva di consegnare l'antidoto ad un'azienda farmaceutica e farlo loro analizzare. Riescono nell'impresa e questo medicinale viene prodotto consentendo di curare i primi ammalati. Decidono così di informare il mondo riguardo la "Power Machine" (che allora nessuno conosceva ma che già lavorava in incognito) e finalmente il mondo si salva. Adesso il problema è un altro: come tornare nel loro presente?
Non trovano una soluzione e così alla fine decidono di rinunciare all'impresa e continuare a vivere in quel periodo, in un mondo sicuramente migliore di quella che è stata la loro vita fino ad ora.


FINE

venerdì 29 maggio 2020

ETICA DEL TEMPO -STEP#21

IL FUTURO COME RESPONSABILITA' MORALE 


Prendersi cura del tempo futuro è un atto di puro altruismo: le conseguenze non ricadono infatti su di noi ma su un ipotetico essere umano del futuro che non abbiamo modo di conoscere.

In periodi come questo, in cui viviamo una crisi di visione e rischiamo di trovarci a navigare a vista in assenza di un obiettivo chiaro e condiviso, abbiamo la responsabilità e anche l’opportunità di riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni, di scegliere i valori che vogliamo vedere nella società dei nostri figli e nipoti e di comportarci di conseguenza.

Possiamo diventare «future makers»: designer e costruttori di futuri intenzionali.

Per un approfondimento riguarda all'etica e alla riflessione sul futuro: 

mercoledì 27 maggio 2020

IL VUOTO DEL PRESENTE -STEP#20

ZIBALDONE DI LEOPARDI


Con la caduta dal Paradiso terrestre, l'uomo diventa caduco e il suo tempo si riduce in una vita mortale che lo rende effimero.
Questo sentimento di caduta si declina in almeno due diversi orientamenti, seguendo la tipica schematicità del pensiero leopardiano; il primo di questi si concretizza nella caduta e caducità dell'uomo in quanto Umanità.

In un passaggio dello Zibaldone si scorge il sentimento di desolazione personale del Leopardi circa la condizione umana di fragilità e temporaneità:

"nella mia somma noia e scoraggimento intero della vita talvolta riconfortato alquanto e alleggerito io mi metteva a piangere la sorte umana e la miseria del mondo."

Questo sentimento di precarietà della vita e dell'esistenza umana riecheggia anche nelle opere in poesia e prosa, esterne alle riflessioni zibaldoniane.
 In uno dei suoi idilli più famosi ed importanti, La sera del dì di festa, Leopardi pone l'accento sulla fuggevolezza del tempo partendo da un momento autobiografico che genera un sentimento di malinconia impagabile e di struggimento.

La caducità dell'Uomo riverbera nell'ineludibile perdita del presente. Il tempo
antico, molto meno concentrato del tempo moderno, si poneva come un eterno presente, quanto più vicino alla condizione edenica. Il dì di festa si avvicina a quel tempo che ritorna all'antico. Il moderno ha perduto la pienezza originaria, ma non del tutto: di quello rumore degli antichi romani c'è rimasto un barlume. La felicità di conseguenza è solo un'illusione che si realizza nella protezione da una parte verso il passato come memoria e dall'altra come futuro come speranza. 
Nel presente c'è solo il vuoto.




martedì 26 maggio 2020

VIAGGIARE NEL TEMPO: UTOPIA O REALTA'? -STEP#19

Chi non ha mai pensato a quanto sarebbe interessante e bello poter viaggiare nei secoli restando costantemente in contatto con la realtà del presente? Incontrare quei personaggi che fino ad oggi avete potuto conoscere solo attraverso i libri di storia, parlare con i grandi della letteratura e tornare a casa giusto in tempo per affrontare l'interrogazione su quell'uomo che gli altri hanno incontrato solo nelle spiegazioni dei prof. Insomma, il sogno del viaggio nel tempo accomuna i popoli di ogni epoca e realtà geografica, ma si tratta ancora di qualcosa a metà strada tra l’utopia e l’effettività consentita dalle leggi della fisica.

LA MACCHINA DEL TEMPO - Intorno al mito del viaggio nel tempo sono state scritte pagine e pagine di romanzi, testi di fantascienza, sceneggiature di film ispirate a questo sogno. E poi l’invenzione di quella macchina portentosa e non in commercio che possiede un navigatore in grado di orientarsi nei secoli. Un marchingegno rivoluzionario che chiunque vorrebbe custodire gelosamente nel proprio garage, pronto ad essere messo in moto in qualsiasi momento e a viaggiare alla velocità della luce: la macchina del tempo.

LE TEORIE DEL VIAGGIO TEMPORALE - A sentirne parlare sembrerebbe una fiaba o comunque un’immagine irreale. E invece quello del viaggio nel tempo è un pensiero sorto anche grazie ad alcune teorie scientifiche: quella della Relatività einsteiniana, e quella della Meccanica Quantistica. Secondo la prima, da quanto si può dedurre dalla sua stessa denominazione, il tempo, come anche lo spazio, è un concetto relativo che può essere percepito diversamente da punti differenti dell’universo, in grado di scorrere secondo variazioni e addirittura di bloccarsi se si verificano alcune condizioni, come in prossimità dei cosiddetti buchi neri o stelle di neutroni. Il viaggio nel tempo secondo la teoria della Relatività è una possibilità per i corpi dotati di massa che si spostano a velocità prossime a quella della luce nel vuoto, o anche se immersi in campi gravitazionali. La Meccanica Quantistica considera i buchi neri dei possibili varchi temporali attorno ai quali si riscontrano le stesse leggi fisiche valide per gli atomi che possono trovarsi in diversi luoghi in uno stesso momento.


In questo articolo viene spiegato come si possa viaggiare nel tempo, senza però poter tornare nel presente: https://www.focus.it/tecnologia/innovazione/i-viaggi-nel-tempo-non-sono-fantascienza

lunedì 25 maggio 2020

NELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA -STEP#18


HEIDEGGER: "ESSERE E TEMPO"


Le interrogazioni contemporanee sul tempo ruotano prevalentemente intorno alla riflessione psicologica ed esistenziale e ritornano in una moltitudine di autori, da Schopenhauer a Kierkegaard, a Bergson, Husserl, Heidegger, Hartmann, Merleau–Ponty, Sartre, Bachelard, Ricoeur. . .

Facciamo riferimento a Heidegger (1889–1976) e a una delle sue fonti maggiori,
Kierkegaard (1813–1855). La tesi di Heidegger è che fra le tre determinazioni del tempo, passato, presente e futuro, quella originaria e fondamentale è il futuro . Se l’esistenza è possibilità, trascendenza, progettazione, anticipazione, essa è costitutivamente orientata e diretta verso il futuro. Ma il futuro implica il passato come sua condizione per essere progettato e pensato, e il presente è necessariamente coinvolto dal rapporto tra futuro e passato. 
 Il futuro è “possibilità di”: è l’indeterminato, il luogo dei progetti, delle speranze, della possibilità. 
Il passato, al contrario, è il luogo del determinato.
A ogni scelta compiuta  il ventaglio del futuro possibile si restringe, ed è chiaro che più il percorso temporale si snoda e le decisioni si moltiplicano, noi “scriviamo” la nostra storia traducendola da virtuale in reale. Perciò spesso il presente non è altro che l’unità di oblio e di aspettazione, sulla quale è fondata l’esistenza quotidiana come routine insignificante di giorni che si susseguono l’uno all’altro indifferentemente. 
E qui Heidegger recupera il tema del divertissement di Pascal: nella banalità della vita di tutti i giorni, nella “cura” che ci prendiamo delle cose minute e insignificanti, noi compiamo costantemente un atto di stordimento, inseguiamo la distrazione e l’oblio per non essere presi dall’angoscia della scelta, per non avvertire che la scelta che stiamo compiendo cambia la vita in destino.

L’indagine sul tempo è divenuta una riflessione sull’uomo: essa è, anzi, la modalità filosofica specifica per indagare la condizione esistenziale del soggetto. 
Noi siamo l’Essere del Tempo: la temporalità è la nostra condizione esistenziale e la nostra essenza antropologica. 





martedì 19 maggio 2020

venerdì 15 maggio 2020

BERGSON, UN TESTIMONIAL SEGUITO DA MOLTI -STEP#16

IL TEMPO CHE PERCEPIAMO E' IL TEMPO SCIENTIFICO? BERGSON, 1917 E BIRDMAN DICONO DI NO


Negli ultimi anni, grazie ai progressi tecnologici, numerosi registi hanno optato per scelte sempre più complesse per permettere agli spettatori di immedesimarsi meglio nell’esperienza offerta dal film.


In particolare i film 1917 e Birdman permettono allo spettatore di partecipare non solo alle azioni dei personaggi, ma anche alla loro percezione del tempo, che, come spiega Bergson, è riprodotto sullo schermo qualitativamente e non quantitativamente.


La maggior parte dei film oggi non seguono la successione cronologica degli eventi: grazie al montaggio vengono inseriti flashback (o flashforward) che trasformano un film da “fabula” a “intreccio”, rendendo possibile raccontare in sole due ore storie che si svolgono nel corso di anni. Nel caso di film come Birdman o 1917, dove seguiamo i personaggi ininterrottamente senza tagli temporali, l’azione mostrata si dovrebbe svolgere nelle sole due ore di durata del film, ma non è così perché non è il “tempo scientifico” ad essere rappresentato.

Una delle teorie più originali del filosofo francese Henri Bergson è la distinzione tra il “tempo della scienza” e il “tempo della vita”: il primo, quantitativo, è rappresentato da una collana di perle in cui ogni perla rispecchia un’unità temporale uguale ma distinta da quella precedente e successiva. Per Bergson questa è un’illusione, il tempo scientifico è astratto e proiettato nello spazio; osservando un orologio non misuriamo la durata, come può sembrare, ma contiamo le simultaneità:

“Al di fuori di me, nello spazio vi è un’unica posizione della lancetta e del pendolo, in quanto non resta nulla delle posizioni passate. Dentro di me, si svolge un processo di organizzazione o di mutua compenetrazione dei fatti di coscienza, che costituisce la vera durata”

Con “durata” Bergson intende il tempo della vita, intende “un’unica e fluida corrente nella quale non esistono né tagli netti, né separazioni radicali”, che tradotto in linguaggio cinematografico sarebbe: dove non vi è montaggio.

Nei film con un unico piano sequenza infatti non vengono rappresentate azioni che si svolgono soltanto nelle due ore di durata del film: 1917 racconta un’intera giornata e Birdman addirittura qualche settimana, questo perché una volta che ci siamo liberati del tempo della scienza, possiamo considerare la temporalità dal punto di vista psicologico, così un’ora scientifica può essere resa in pochi minuti sullo schermo.

giovedì 14 maggio 2020

COME IL FATTORE TEMPO INFLUENZA I LIMITI DELLO SVILUPPO -STEP#15

Il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro "The Limits to Growth", I limiti dello sviluppo), commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.
Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predice le conseguenze della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie umana.

Le conclusioni del rapporto sono:
-Se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
-È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

In tutto questo la variabile tempo è fondamentale perchè consente comprendere gli sviluppi predetti dal club e come questi si evolveranno nel tempo. Ecco un grafico che lo dimostra:

Il futuro, quindi, è una responsabilità fondamentale del presentehttps://f271137.blogspot.com/2020/05/etica-del-tempo-step21.html